Le proteste “No Kings” sono esplose in tutti gli Stati Uniti come segnale di allarme contro la presunta deriva autoritaria dell’amministrazione Trump.
Il movimento, nato online con l’hashtag #NoKings, ha portato in piazza milioni di persone in oltre 2.000 città, da New York a Los Angeles, passando per centri minori e università.
Secondo gli organizzatori — tra cui ACLU, MoveOn e Indivisible Movement — l’obiettivo è ribadire che “gli Stati Uniti sono una repubblica, non una monarchia”.
Il nome stesso del movimento, No Kings, è un richiamo diretto ai principi fondatori della Costituzione americana.
Una mobilitazione nazionale senza precedenti
La prima ondata di proteste, il 14 giugno 2025, ha coinvolto fino a sei milioni di partecipanti, ma la seconda — il 18 ottobre 2025 — ha superato ogni previsione.
Le manifestazioni si sono svolte pacificamente nella maggior parte dei casi, con sit-in, cortei e flash mob davanti ai municipi e ai tribunali federali.
I cartelli recitavano slogan come “No Tyrants” e “Defend Democracy”, mentre moltissimi partecipanti indossavano abiti gialli, colore simbolo del movimento.
In alcune città, come Chicago e Washington D.C., si sono registrati momenti di tensione, ma senza incidenti gravi.
Il messaggio dei manifestanti
Gli attivisti accusano Trump di voler concentrare troppo potere nell’esecutivo, riducendo l’indipendenza delle istituzioni e minacciando i diritti civili.
Tra i temi più citati figurano il controllo dei media, l’uso delle forze federali per reprimere il dissenso e la gestione giudicata “personale” della giustizia.
Molti manifestanti hanno sottolineato che la protesta non è solo contro Trump, ma contro qualsiasi forma di autoritarismo che possa minare la democrazia americana.
La parola d’ordine è una: difendere la Costituzione.
La risposta di Trump: “Non sono un re”, ma i video AI lo contraddicono
Il presidente ha reagito con una dichiarazione lapidaria ma significativa:
“I’m not a king” – “Non sono un re”.
Trump ha definito le accuse “ridicole”, sostenendo che il suo governo rispetta pienamente la legge e i poteri del Congresso.
Tuttavia, a rendere virale la sua risposta sono stati alcuni video generati con intelligenza artificiale e pubblicati sui suoi canali social, in cui appare affacciato al balcone della Casa Bianca con una corona d’oro e un lungo mantello cremisi, come un monarca che osserva il popolo.
Le immagini, pensate come risposta ironica al movimento No Kings, hanno suscitato un’ondata di reazioni contrastanti.
I sostenitori le hanno definite “una trovata geniale di autoironia”, mentre i critici parlano di “una provocazione che conferma l’arroganza del potere”.
Un Paese spaccato a metà
Le proteste “No Kings” riflettono un’America profondamente divisa.
Da un lato milioni di cittadini chiedono il rispetto della democrazia, dall’altro i sostenitori di Trump accusano i manifestanti di fomentare l’odio e di voler destabilizzare il Paese.
Nonostante le tensioni, la mobilitazione ha mostrato la vitalità del dissenso civile negli Stati Uniti e ha riaperto il dibattito sul rapporto tra potere, libertà e responsabilità.
La democrazia americana alla prova
Il movimento No Kings non è solo una protesta contro un presidente, ma un grido collettivo in difesa dei principi repubblicani.
Mentre Trump tenta di minimizzare l’impatto delle manifestazioni, milioni di cittadini ricordano che — come recita la Costituzione — “il potere appartiene al popolo”.
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