Putin alza la posta con Trump: chiede la cessione totale di Donetsk in cambio di una tregua in Ucraina

autore Redazione

La recente conversazione tra Vladimir Putin e Donald Trump, avvenuta nella seconda metà di ottobre 2025, ha segnato un nuovo capitolo nella complessa partita geopolitica tra Russia, Stati Uniti e Ucraina.
Secondo fonti diplomatiche, il presidente russo avrebbe presentato richieste molto precise al leader americano, chiedendo che l’Ucraina consegni l’intera regione di Donetsk a Mosca come condizione per avviare un processo di pace.

Una proposta che, se accettata, cambierebbe radicalmente gli equilibri del conflitto e metterebbe in discussione la sovranità territoriale di Kiev.


La proposta di Putin: “Donetsk deve essere russa”

Il Cremlino punta a legittimare il controllo russo sull’intera regione del Donbass, non solo sulle aree già occupate.
Putin avrebbe indicato a Trump che una cessazione delle ostilità è possibile soltanto se Mosca ottiene riconoscimento politico e territoriale pieno sulla regione di Donetsk.

In cambio, la Russia sarebbe disposta a ritirare le proprie truppe da alcune zone di Zaporizhzhia e Kherson, territori oggi parzialmente contesi, presentando così la richiesta come un “compromesso” territoriale.
Dietro la facciata diplomatica, tuttavia, si nasconde una strategia chiara: consolidare i guadagni militari e ottenere una vittoria politica prima che l’economia di guerra russa mostri nuovi segni di cedimento.


Summit in Ungheria: il faccia a faccia è imminente

Trump e Putin dovrebbero incontrarsi a Budapest nei prossimi giorni, in un vertice che sta già attirando l’attenzione dei governi europei e delle cancellerie occidentali.
L’obiettivo dichiarato è discutere un possibile “cessate il fuoco condizionato”, ma secondo analisti internazionali la Russia punta a ottenere un riconoscimento formale delle conquiste territoriali.

La scelta dell’Ungheria, paese vicino a Mosca e guidato da Viktor Orbán, non è casuale: il premier ungherese si è spesso proposto come mediatore “neutrale” tra Russia e Occidente, favorendo la posizione del Cremlino.


La reazione di Trump: toni più concilianti verso Mosca

Dopo la telefonata, Trump avrebbe ammorbidito i suoi toni nei confronti della Russia, ribadendo la necessità di “porre fine alla guerra al più presto”.
Una posizione che sta suscitando preoccupazione tra gli alleati della NATO, timorosi che un accordo affrettato possa legittimare l’aggressione russa e indebolire l’Ucraina.

Secondo osservatori statunitensi, l’ex presidente starebbe valutando un piano che ridurrebbe il supporto militare a Kiev in cambio di garanzie di stabilità da parte del Cremlino.


Le conseguenze di un possibile accordo

Un’intesa basata sulla cessione di Donetsk rappresenterebbe una svolta storica ma altamente rischiosa.
Da un lato, consentirebbe alla Russia di dichiarare vittoria e congelare il conflitto; dall’altro, priverebbe l’Ucraina di un’area industriale strategica e creerebbe un precedente pericoloso per il diritto internazionale.

Gli alleati europei, in particolare Germania e Francia, hanno già espresso scetticismo verso qualsiasi negoziato che non coinvolga direttamente Kiev.
Sul piano interno, l’amministrazione americana rischierebbe di aprire un fronte di polemiche, con parte del Congresso contraria a qualsiasi concessione territoriale.


Una partita geopolitica ancora aperta

Le richieste di Putin a Trump segnano l’ennesima dimostrazione di forza del Cremlino, che tenta di sfruttare la diplomazia per ottenere ciò che non è riuscito a conquistare completamente sul campo di battaglia.
Resta da capire se gli Stati Uniti saranno disposti a farsi mediatori di un compromesso che potrebbe ridisegnare la mappa dell’Europa orientale.

In attesa del summit di Budapest, la sensazione prevalente è che la guerra in Ucraina stia entrando in una fase decisiva, dove la diplomazia potrebbe valere quanto — e forse più — delle armi.

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