Dopo un anno complesso per l’industria manifatturiera, la chimica italiana mostra segnali di ripresa nell’autunno 2025.
Spinta dall’export, dall’innovazione tecnologica e dagli investimenti legati alla sostenibilità, il comparto si conferma uno dei pilastri strategici dell’economia nazionale.
Il settore, che vale circa l’11% della produzione manifatturiera italiana, ha retto meglio di altri comparti alle oscillazioni dei mercati globali, puntando su ricerca, digitalizzazione e transizione verde.
Il comparto chimico torna a crescere
Secondo gli ultimi dati di Federchimica (settembre 2025), la produzione è aumentata del +1,6% nei primi otto mesi dell’anno, trainata dai comparti chimica fine e specialità per la farmaceutica.
Il fatturato complessivo ha raggiunto i 63 miliardi di euro, con un incremento dell’export verso l’Asia e una sostanziale tenuta nei mercati europei.
Dopo il rallentamento del 2024, il trend positivo conferma la capacità del settore di adattarsi alle sfide della decarbonizzazione e dell’aumento dei costi energetici.
Innovazione e sostenibilità al centro della strategia
La transizione ecologica continua a essere il motore della trasformazione industriale.
Molte aziende hanno avviato nel 2025 progetti di riconversione verso processi a basse emissioni e di utilizzo di materie prime rinnovabili.
Tra i principali investimenti figurano quelli in bioplastiche, idrogeno verde e riciclo chimico dei rifiuti plastici, con poli d’eccellenza in Lombardia e Piemonte.
Secondo l’Osservatorio sulla Chimica Verde, gli investimenti ambientali hanno superato i 2,3 miliardi di euro, in crescita del 12% rispetto al 2024, segnale di una filiera sempre più orientata all’economia circolare.
Export stabile e distretti in evoluzione
Le esportazioni continuano a rappresentare la forza del settore.
Nei primi otto mesi del 2025, le vendite all’estero sono cresciute dello 0,8%, confermando la solidità del made in Italy chimico.
I principali mercati restano Germania, Francia e Stati Uniti, ma aumentano le commesse da Corea del Sud e Giappone.
Lombardia e Veneto restano i poli produttivi dominanti, con oltre 95.000 addetti diretti e circa 150.000 occupati nell’indotto.
Sempre più imprese puntano su intelligenza artificiale e automazione per ottimizzare processi e ridurre i consumi energetici.
Le nuove regole europee e il ruolo dell’Italia
Sul fronte normativo, il 2025 è un anno cruciale per l’industria europea della chimica.
La revisione del regolamento REACH e l’attuazione del piano “Chemical Transition Pathway” stanno ridisegnando le regole del settore, imponendo standard più severi su sicurezza e sostenibilità.
L’Italia, che rappresenta circa il 10% della produzione chimica dell’Unione Europea, chiede a Bruxelles una transizione graduale che tuteli le PMI e favorisca gli investimenti.
Il governo italiano, a settembre, ha annunciato nuovi incentivi fiscali per la ricerca industriale e il potenziamento dei centri di innovazione in collaborazione con il CNR e le università.
Conclusione
Con una produzione in ripresa, investimenti in sostenibilità e un export solido, la chimica italiana nell’autunno 2025 si conferma uno dei settori più vitali dell’economia nazionale.
La sfida dei prossimi mesi sarà conciliare innovazione, competitività e regolazione europea, mantenendo alta la leadership tecnologica e ambientale del Paese.
I numeri chiave della chimica italiana (ottobre 2025)
Produzione: +1,6% nei primi otto mesi del 2025
Fatturato complessivo: 63 miliardi di euro
Export: +0,8% (mercati principali: Germania, Francia, USA, Asia)
Occupazione diretta: 95.000 addetti
Indotto: circa 150.000 lavoratori
Investimenti green: 2,3 miliardi di euro (+12% sul 2024)
Quota sul manifatturiero italiano: 11%
Quota sulla produzione chimica europea: 10%
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