Crisi Politica in Madagascar: Soldati d’Élite si Schierano con i Manifestanti, Governo a Rischio

autore Redazione

La situazione politica in Madagascar ha raggiunto un punto critico ieri, quando una fazione dell’unità militare d’élite Capsat ha deciso di unirsi ai manifestanti antigovernativi nella capitale, Antananarivo. Questo evento rappresenta una svolta significativa nella crisi che ormai da settimane scuote il Paese, sollevando preoccupazioni sia a livello nazionale che internazionale.

Proteste Iniziate per Problemi di Servizi Essenziali

Le proteste avevano preso il via il 25 settembre 2025 in seguito a interruzioni ricorrenti dell’acqua potabile e dell’elettricità in diverse aree della capitale e delle città limitrofe. Tuttavia, le manifestazioni sono rapidamente evolute in un movimento più ampio, che chiede le dimissioni del presidente Andry Rajoelina e riforme strutturali per garantire maggiore trasparenza, efficienza dei servizi pubblici e rispetto dei diritti civili.

I cittadini hanno organizzato cortei pacifici ma massicci, e le piazze principali della città, tra cui la simbolica Piazza del 13 Maggio, sono diventate il centro della protesta. L’inasprirsi delle tensioni ha attirato l’attenzione dei media locali e internazionali, con appelli alla moderazione da parte delle autorità.

L’Ammutinamento dei Militari

Il 11 ottobre, una fazione dell’unità Capsat, già nota per il suo ruolo nel colpo di stato del 2009, ha scelto di schierarsi con i manifestanti. I soldati hanno marciato insieme alla popolazione, proteggendola da possibili scontri con le forze di sicurezza e invitando il resto dell’esercito a non obbedire a ordini che contraddicono gli interessi del popolo.

Secondo osservatori locali, questo ammutinamento ha aumentato la pressione sul governo e ha cambiato radicalmente l’equilibrio politico del Paese. Le autorità governative hanno definito l’episodio un “tentativo di colpo di stato”, senza però fornire prove concrete, mentre la comunità internazionale monitora attentamente gli sviluppi.

Il Presidente si Rifugia a Mahajanga

Fonti interne indicano che il presidente Rajoelina ha lasciato temporaneamente la capitale, rifugiandosi nella città costiera di Mahajanga, a circa 500 km da Antananarivo. La sua assenza dalla capitale ha alimentato speculazioni sul futuro politico e sulle possibilità di una transizione forzata.

Il primo ministro Ruphin Zafisambo, nominato solo pochi giorni fa, ha lanciato un appello alla calma e al dialogo, sottolineando la necessità di evitare spargimenti di sangue e di cercare soluzioni pacifiche. Tuttavia, la sua posizione resta delicata, data l’influenza crescente dei militari nella gestione della crisi.

Implicazioni Nazionali e Internazionali

Gli esperti avvertono che la crisi potrebbe avere conseguenze profonde sul tessuto politico, economico e sociale del Madagascar. L’instabilità rischia di rallentare gli investimenti stranieri, compromettere la sicurezza interna e aggravare le tensioni sociali già esistenti.

A livello internazionale, organizzazioni regionali e Paesi partner del Madagascar hanno chiesto il rispetto dei principi democratici e il ritorno alla stabilità. La comunità internazionale teme che un’escalation possa trasformarsi in conflitto aperto se non si trovano rapidamente soluzioni condivise.

Uno Sguardo al Futuro

Con i militari che prendono una posizione chiara a favore dei cittadini e con il presidente temporaneamente lontano dalla capitale, il futuro politico del Madagascar rimane incerto. Analisti politici suggeriscono che nei prossimi giorni potrebbero verificarsi negoziati, dimissioni forzate o, in alternativa, un consolidamento del potere militare.

Intanto, le piazze continuano a riempirsi e la popolazione resta mobilitata. La situazione è in rapido sviluppo, e ogni decisione presa nelle prossime ore potrebbe determinare il corso della storia politica del Madagascar per gli anni a venire.


 

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