Israele ha chiuso completamente il valico di Rafah, unico punto di collegamento tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, e ha contemporaneamente condotto nuovi attacchi sulla Striscia, causando diverse vittime civili. La decisione, annunciata poche ore dopo la firma dell’accordo di tregua a Sharm el-Sheikh, segna un brusco irrigidimento della posizione israeliana e rischia di compromettere gli sforzi diplomatici in corso.
Chiuso il valico: bloccati aiuti e civili
Il governo israeliano ha motivato la chiusura del valico accusando Hamas di non aver rispettato gli impegni presi nell’intesa di Sharm el-Sheikh, in particolare la mancata consegna dei corpi degli ostaggi israeliani trattenuti a Gaza.
La misura ha interrotto il passaggio di aiuti umanitari essenziali, come carburante, medicinali e generi alimentari, lasciando migliaia di civili palestinesi e operatori umanitari bloccati sul lato egiziano. Il Cairo ha espresso “profonda preoccupazione” per la decisione, sottolineando il rischio di una nuova emergenza umanitaria.
Raid israeliani dopo la firma: nuove vittime civili
Quasi in parallelo alla chiusura del valico, l’aviazione israeliana ha colpito diversi obiettivi nella Striscia di Gaza, uccidendo almeno sette palestinesi, tra cui due bambini, secondo quanto riportato da fonti mediche locali.
Gli attacchi, avvenuti dopo la firma dell’accordo a Sharm el-Sheikh, hanno scatenato forti reazioni internazionali. Hamas ha accusato Israele di “tradire la tregua appena siglata”, mentre le ONG denunciano l’ennesima violazione del diritto umanitario.
Il nodo dei corpi degli ostaggi non restituiti
Secondo le autorità israeliane, Hamas non avrebbe ancora consegnato tutti i corpi degli ostaggi deceduti durante la guerra, nonostante le clausole dell’accordo di Sharm prevedessero il loro trasferimento immediato.
Tel Aviv considera questa mancata restituzione una grave violazione dell’intesa e un gesto offensivo nei confronti delle famiglie delle vittime. Da parte sua, Hamas sostiene che alcuni corpi sarebbero ancora sotto le macerie delle aree bombardate, e accusa Israele di ostacolare le operazioni di recupero con nuovi raid.
Reazioni e conseguenze diplomatiche
Sul piano politico, la mossa israeliana è stata letta come un messaggio di forza e pressione verso Hamas, ma rischia di isolare ulteriormente Tel Aviv sul fronte internazionale. Le Nazioni Unite e l’Unione Europea hanno espresso “profonda inquietudine” per l’escalation, chiedendo il rispetto degli accordi e la riapertura immediata del valico di Rafah.
Una tregua appesa a un filo
Gli eventi delle ultime ore dimostrano quanto sia fragile la tregua firmata a Sharm el-Sheikh, minata da accuse reciproche, mancanza di fiducia e continui episodi di violenza. Ogni passo compiuto dalle due parti sembra allontanare la prospettiva di una stabilità duratura, mentre la popolazione civile — già provata da mesi di guerra — continua a pagare il prezzo più alto.
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