Un’esplosione devastante ha distrutto un casolare di campagna nel comune di Castel d’Azzano, in provincia di Verona, causando la morte di tre carabinieri impegnati in un’operazione di sgombero giudiziario. L’incidente, avvenuto nella mattinata di martedì 14 ottobre, ha provocato anche 13 feriti tra militari, poliziotti e vigili del fuoco. Le indagini ipotizzano che il rilascio di gas all’interno dell’abitazione possa essere stato intenzionale.
Cosa è successo a Castel d’Azzano
L’esplosione è avvenuta intorno alle 9:30 in un casolare rurale su due piani situato in via San Martino. L’edificio era occupato da tre fratelli sessantenni, coinvolti da tempo in una disputa legale legata alla proprietà dell’immobile.
Quando le forze dell’ordine hanno tentato di aprire l’ingresso principale, un boato improvviso ha investito il gruppo di carabinieri che stava entrando. L’onda d’urto ha provocato il crollo parziale dell’edificio, intrappolando i militari sotto le macerie.
Secondo le prime analisi dei vigili del fuoco, il casolare era saturato di gas proveniente da bombole presenti all’interno. Il punto di innesco è ancora al vaglio dei tecnici del RIS di Parma.
Le vittime e i feriti
Nell’esplosione hanno perso la vita:
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Marco Piffari, luogotenente carica speciale
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Valerio Daprà, brigadiere capo qualifica speciale
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Davide Bernardello, carabiniere scelto
I tre militari, tutti in servizio operativo, stavano partecipando alle fasi iniziali dello sgombero. I feriti, tredici in totale, sono stati trasportati negli ospedali di Verona e Legnago; alcuni versano in condizioni gravi ma stabili.
Le ipotesi degli inquirenti
Gli investigatori della Procura di Verona stanno lavorando su più piste, ma quella dolosa appare al momento la più probabile. L’ipotesi è che uno degli occupanti abbia aperto le bombole di gas con l’intento di provocare la deflagrazione al momento dell’irruzione.
Due dei fratelli sono stati fermati e interrogati, mentre un terzo risulta irreperibile. L’accusa potenziale è di strage volontaria, ma gli inquirenti attendono gli esiti delle perizie chimiche per definire con precisione la dinamica.
Un’operazione considerata ad alto rischio
L’intervento di Castel d’Azzano non era un’operazione ordinaria. Già nei giorni precedenti lo sgombero, gli occupanti avevano manifestato un atteggiamento ostile e rifiutato ogni contatto con le autorità. Per questo l’accesso era stato pianificato con il supporto di reparti speciali e vigili del fuoco, in previsione di possibili resistenze.
Nonostante le precauzioni, l’esplosione ha colpito in pieno il gruppo dei carabinieri, lasciando sul terreno tre vittime e numerosi feriti.
Reazioni e cordoglio
La tragedia ha scosso l’intero Paese. Le istituzioni civili e militari hanno espresso cordoglio e solidarietà alle famiglie dei carabinieri caduti. Il Comune di Castel d’Azzano ha proclamato il lutto cittadino, con bandiere a mezz’asta in tutti gli edifici pubblici.
Il ministro dell’Interno e il comandante generale dell’Arma hanno definito la vicenda “un dolore profondo per lo Stato e per chi ogni giorno serve la collettività con coraggio”.
Le indagini continuano
Il casolare è stato posto sotto sequestro. Gli esperti stanno analizzando i resti delle bombole, i residui di combustione e gli eventuali dispositivi di innesco. Gli inquirenti vogliono accertare se la deflagrazione sia stata premeditata e se ci siano stati complici o azioni coordinate.
Le prossime ore saranno decisive per chiarire la natura del gesto e le responsabilità dei fermati. La procura ha già disposto nuove perquisizioni e analisi sui contatti telefonici dei tre fratelli.
AGGIORNAMENTO: Fermato l’ultimo fratello dopo l’esplosione del casolare di Verona
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