Negli ultimi giorni il fondatore di Tod’s, Diego Della Valle, ha lanciato un appello contro le indagini giudiziarie che stanno coinvolgendo la sua azienda e altre firme della moda italiana. Al centro del caso ci sono presunte irregolarità nelle condizioni di lavoro di alcuni laboratori della filiera. Una vicenda che riapre il dibattito sulla tutela del “Made in Italy” e sulla trasparenza delle catene produttive del lusso.
Le indagini: la procura e le accuse ai subfornitori
L’inchiesta nasce nelle Marche, cuore produttivo di Tod’s, e riguarda alcuni laboratori di pelletteria e calzature affidati in subappalto a ditte esterne, molte delle quali gestite da imprenditori di origine cinese.
Secondo quanto riportato dalle indagini della magistratura e da fonti sindacali, in alcune di queste strutture sarebbero state rilevate condizioni di lavoro irregolari, con stipendi inferiori ai minimi contrattuali – in alcuni casi tra 2,75 e 3 euro all’ora – e deduzioni non giustificate per vitto e alloggio.
Le ispezioni avrebbero anche accertato turni di lavoro eccessivi e contratti a cottimo, modalità che abbassano ulteriormente la paga oraria effettiva. Tod’s, pur non coinvolta direttamente nella gestione di questi stabilimenti, è chiamata in causa come azienda committente, tenuta per legge a verificare la regolarità della filiera produttiva.
La richiesta della procura: amministrazione giudiziaria speciale
L’8 ottobre 2025 la procura italiana ha depositato la richiesta di sottoporre Tod’s a una “amministrazione giudiziaria” — misura prevista dal Codice Antimafia per le imprese che, pur non colpevoli di reati diretti, potrebbero beneficiare di condotte illecite nella loro catena produttiva.
Si tratta di un provvedimento già applicato in passato ad altri marchi del lusso come Armani, Dior e Valentino, con l’obiettivo di “bonificare” le filiere e garantire la piena tracciabilità delle lavorazioni.
La reazione di Tod’s e di Diego Della Valle
La risposta del gruppo non si è fatta attendere. Tod’s ha dichiarato di “operare nel pieno rispetto della legge e dei contratti collettivi”, spiegando di aver già avviato controlli interni sui fornitori e di richiedere a tutti i partner l’adesione a rigidi standard etici e ambientali.
Più dirette le parole di Diego Della Valle, fondatore e presidente del gruppo, che ieri ha ammonito pubblicamente sul rischio che “un eccesso di indagini o accuse generiche possa danneggiare la reputazione del Made in Italy”.
Secondo Della Valle, “è impossibile controllare ogni singolo passaggio quando un fornitore, a sua volta, subappalta il lavoro senza comunicarlo”. L’imprenditore ha chiesto maggiore equilibrio tra giustizia e tutela dell’immagine internazionale dei marchi italiani.
Il nodo del “Made in Italy” e la filiera del lusso
Il caso Tod’s si inserisce in una questione più ampia che tocca l’intero comparto moda italiano. Negli ultimi anni numerosi marchi sono finiti sotto osservazione per presunti sfruttamenti in laboratori di subfornitura.
La complessità delle catene produttive — spesso costituite da una rete di microaziende e subappalti — rende difficile garantire controlli capillari, anche per i brand più attenti.
Il valore del “Made in Italy”, stimato in oltre 100 miliardi di euro l’anno, si basa proprio sulla percezione di qualità, etica e artigianalità. Ogni scandalo nella filiera rischia dunque di colpire uno degli asset più preziosi del Paese, tanto sul piano economico quanto reputazionale.
Le iniziative del governo e le prospettive
In risposta a questa ondata di inchieste, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, ha proposto una nuova normativa che prevede una certificazione preventiva di legalità per le aziende del settore moda e lusso.
L’obiettivo è creare un sistema di audit indipendenti che garantisca trasparenza su tutta la filiera, dai laboratori ai fornitori di materie prime, rafforzando al contempo i controlli ispettivi contro lavoro nero e subappalti irregolari.
Nel frattempo, Tod’s resta in attesa della decisione del tribunale sull’amministrazione giudiziaria. L’esito potrebbe stabilire un precedente importante per tutto il comparto.
Il caso Tod’s rappresenta un punto di svolta per l’industria del lusso italiana: non solo una questione giudiziaria, ma anche un test di credibilità per l’intero sistema del “Made in Italy”.
Della Valle difende l’immagine del marchio e chiede equilibrio; le procure e i sindacati invocano più responsabilità e trasparenza.
Sul filo di questa tensione si gioca una partita decisiva: dimostrare che eccellenza e legalità possono convivere davvero.
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